Sensualità medioevale
Anonimo (XII-XIII secolo) - Carmina Burana
Ma non esiste gelo che possa raffreddare
l’amore, che è fonte di intimo calore e riesce
a ravvivare quanto il sonnacchioso inverno
ha intorpidito. Oh! Se almeno
volesse guarirmi con un bacio colei che si
compiace di trafiggermi il cuore coi suoi
dolci strali.
Gioiosa e amabile nel riso, attira a sé tutti
gli sguardi. Le sue labbra tenere e sensuali,
ma innocenti al tempo stesso, mi infondono
un’estasi sottile quando coi baci istillano
una dolcezza al miele; in questi momenti
mi sento quasi un dio!
La fanciulla mi aveva concesso di vederla,
parlarle, accarezzarla e infine baciarla;
mancava però ancora l’ultima e più dolce
meta dell’amore.
La fanciulla piange ed io bevo le sue
lacrime dolcissime e sempre più brucio di passione.
I baci molli di lacrime hanno un sapore ancor
più dolce ed eccitano la mente a più intime
carezze. Sono travolto dalla passione
e la fiamma del desiderio si fa in me sempre
più ardente.
La fanciulla sfoga il suo tormento in singhiozzi gonfi di pianto
e non si lascia placare dalle mie preghiere.
Aggiungo preghiere alle preghiere
e baci ai baci;
mi guarda con occhi ora ostili ed ora quasi supplichevoli.
Ora lotta contro di me,
ora mi implora, e mentre la supplico
e l’accarezzo diventa ancora più sorda
alle mie richieste.
Lotto sempre di più,
l’abbraccio stretta fermandole le membra,
la bacio con passione.
La mia amata non mi respinge più ma, fattasi più calma,
mi dà baci dolci come il miele.