H.O.P.E. ANGERA

in collaborazione con Assessorato alla cultura del Comune di Angera


Presentano:



eseguito da



24 novembre 2007
Sala consiliare - Angera (Varese)



SERENATA - Franz Joseph Haydn

Il percorso che il gruppo presenterà si snoderà da una breve storia dell’Etiopia attraverso un racconto mitologico, a letture di storie antiche quanto l’Africa, al ricordo dei diritti dei bambini fino a poesie, preghiere e pensieri che possano lanciare messaggi di invito ad aprirci a nuove culture, a nuovi bisogni e che ci spingano ad uscire dal nostro angolo nel quale ci sentiamo protetti, sicuri e tranquilli.
E per immergerci meglio nell’ambientazione delle strade che vogliamo percorrere vi leggiamo una frase di Nelson Mandela che così illustra la sua terra in un libro:

“Il popoloso universo di uomini e animali che abitano questo continente con la loro generosa umanità e l’istintiva disponibilità al sorriso è colto attraverso gli squarci folgoranti dell’arida essenza dell’Africa, tramite il caleidoscopio dei suoi colori assoluti, del bagliore accecante del sole, della foschia azzurra delle montagne. All’orizzonte il benevolo sollievo offerto dall’acqua e dalle foglie.” Nelson Mandela


Kumbaya - spiritual

L’Etiopia è il più antico paese indipendente del continente africano e una terra di una bellezza stupefacente. La sua origine si perde nella notte dei tempi. Secondo la leggenda nazionale la dinastia reale etiope discenderebbe dalla mitica regina di Saba e da re Salomone che ebbero come figlio Menelik – personaggio tra storia e leggenda- che ne sarebbe stato il primo sovrano.
Ora invece vi proponiamo un altro squarcio di storia etiope sempre attraverso un racconto mitologico perché i personaggi fantastici hanno sempre il loro fascino.


Il racconto si intitola: CEFEO Re d’Etiopia Ascoltate:

Cefeo re d’Etiopia, aveva come moglie una donna bellissima di nome Cassiopea che però, ahimè, era tanto bella quanto vanitosa e diceva:”Nessuna donna è più bella di me, nemmeno Venere e le ninfe!”
Venere la udì e indignata ed indispettita, si presentò a Nettuno e gli disse: “Dio del mare, quella smorfiosa della regina d’Etiopia osa dire d’essere più bella non solo di me, ma delle ninfe, tue protette! Non merita una punizione?”
“Sì, sì!” strillarono le ninfe, “puniscila, Nettuno!”
Nettuno acconsentì; ed ecco l’intera Etiopia venne colpita da una terribile alluvione; piovve per intere settimane, i fiumi ruppero gli argini, i laghi strariparono, le coste vennero flagellate dalle tempeste.
Moltissimi furono gli annegati, moltissimi quelli che morirono travolti dalle montagne che franavano. Intere città dell’Etiopia vennero distrutte: e a ciò si aggiunse un altro terribile flagello: apparve nel mare un mostro che divorava qualsiasi essere incontrasse. Atterrito il re d’Etiopia chiese all’Oracolo ciò che dovevano fare per placare l’ira di Nettuno. L’oracolo rispose: “Appendete vostra figlia Andromeda a una rupe e offritela in pasto al mostro. Solo in questo modo Nettuno si placherà.”.
Il sacrificio era terribile; ma la bellissima Andromeda si offrì senza paura e attese rassegnata che il mostro giungesse a straziarla e a divorarla.
Ma ecco che accanto alla rupe apparve Perseo, figlio del dio Zeus, sovrano dell’Olimpo che vide la fanciulla e le chiese stupefatto: “ Perché sei qui?” Rispose Andromeda: “ Devo morire perché la mia gente si salvi,” e narrò quanto accaduto. Perseo che aveva ai piedi i calzari di Mercurio, coi quali poteva volare sguainò la spada ed esclamò “ Non permetterò che il mostro ti divori!” Si nascose dunque dietro alla roccia, in attesa; e dopo un po’ cominciò a farsi sentire uno scroscio terribile, si levarono alti vapori, e dal mare emerse il mostro orrendo: aveva fauci rosseggianti ed ali con le quali si librò nell’aria, guardando con occhi di fuoco la sua vittima . Perseo scattò, allora, volò dritto in avanti, e prima ancora che il mostro potesse alzare un artiglio per difendersi, gli conficcò la spada nel petto. E cadde morto nel mare, in un gran fiotto di sangue nero.
Il mare immediatamente si placò, il cielo cominciò a liberarsi dalle nubi, i fiumi e i laghi rientrarono nei loro letti; quando riapparve il sole, la vita e la speranza tornarono nel regno d’Etiopia.
Liberata Andromeda, Perseo la condusse alla reggia dai genitori che per la gioia gli dissero: “Chiedici tutto quello che vuoi e te lo daremo!”
L’eroe rispose:”Voglio per moglie questa bella e coraggiosa fanciulla!” e così poco dopo furono celebrate le nozze.
Ma la storia non finisce qui, cari ragazzi, state a sentire: Perseo, Andromeda e la regina d’Etiopia, dopo la loro morte vennero trasformati in costellazioni e se a notte alziamo gli occhi al cielo possiamo vederli che ci sorridono dall’immensità del firmamento.


TRAMONTO SULLA LAGUNARondò Veneziano


Nella società etiope la famiglia è il fulcro della vita. Il prestigio dell’etiope è direttamente proporzionale a quello della sua famiglia, che deve essere numerosa e con prevalenza di prole maschile, ma non sempre si è in grado di provvedere nel modo adeguato alla loro crescita. E proprio qua sta l’importanza delle associazioni come la Hope che contribuiscono a progetti umanitari rivolti soprattutto ai bambini .

E parlando di bambini vogliamo ricordare la CARTA DEI DIRITTI DEI BAMBINI.


TUTTI I BAMBINI DEL MONDO HANNO DEI DIRITTI
I diritti dei bambini sono stati decisi nel 1989 grazie ad una convenzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, un accordo cioè tra numerosi paesi che hanno deciso di obbedire alle stesse leggi per garantire un'infanzia serena a tutti i bambini del mondo, per migliorare la loro salute e dare loro il benessere necessario per una crescita armoniosa. Tutti i bambini sono titolari degli stessi diritti, ma per alcuni di essi la negazione dei diritti è la vera norma di vita.

Ascoltiamo ora la MARCIA DEI DIRITTI DEI BAMBINI dalla CARTA DEI DIRITTI.

MARCIA DEI DIRITTI
Un-due, un-due, un-due, un-due. Marsch!
1 )Ho aperto un libricino ed ho letto che un bambino da mangiare, non ce l'ha. E c'è chi non ha da bere con il rischio di morire: senza acqua come fa? Ma come fanno, io non ci credo. Non si può fare, io non ci credo.
Un-due, un-due, un-due, un-due. Marsch!
2) Ho sfogliato bene bene quelle foto di bambine invecchiate dal lavoro. E di quelli senza un tetto e di quelli senza affetto senza un poco di rispetto. Ma come fanno, io non ci credo. Non si può fare, io non ci credo.
Un-due, un-due, un-due, un-due. Marsch!
3 )Quando gioco al girotondo penso che su questo mondo c'è qualcosa che non va. Che ci sono dei bambini, sulle strade abbandonati senza mamma né papà. Ma come fanno, io non ci credo. Non si può fare, io non ci credo.
Un-due, un-due, un-due, un-due. Marsch!
4) C'è chi muore appena nato: non è stato vaccinato. C'è chi cresce malnutrito. C'è chi viene emarginato c'è chi un handicap ha avuto, c'è chi viene malmenato. Ma come fanno, io non ci credo. Non si può fare, io non ci credo. Non si può.
Un-due, un-due, un-due, un-due. Marsch!

I’VE BEEN WORKIN’ ON THE RAILROAD - spiritual

I BAMBINI IMPARANO CIÒ CHE VIVONO - Doret's Law Nolte
I bambini imparano ciò che vivono.
Se un bambino vive nella critica impara a condannare.
Se un bambino vive nell'ostilità impara ad aggredire.
Se un bambino vive nell'ironia impara ad essere timido.
Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell'incoraggiamento impara ad avere fiducia.
Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.
Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere una fede.
Se un bambino vive nell'approvazione impara ad accettarsi.
Se un bambino vive nell'accettazione e nell'amicizia impara a trovare l'amore nel mondo.


MINUETTO - Ludwig van Beethoven


Molto sentito è anche l' attaccamento alla famiglia, estesa nello spazio ( parentado, clan ) e nel tempo ( antenati, posteri ).
Questo sentimento lo troviamo in questa dedica dello scrittore Guineano CAMARA LAYE ( 1928- 1980 ) ad uno dei suoi più famosi romanzi " Il Bambino Nero ".


A mia madre - Camara Laye
Donna nera, donna africana, oh
tu, mia madre, io penso a te...

Oh Daman, oh madre mia, tu che
mi portasti sul dorso, tu che mi allattasti,
tu che guidasti i miei primi passi,
tu che per prima apristoi i miei occhi
ai prodigi della terra, io penso a te...

Donna dei campi, donna
dei fiumi, donna del grande fiume, oh
tu, mia madre, io penso a te...

Oh tu Daman, oh madre mia tu che
asciugavi le lacrime, tu che
mi rallegravi il cuore, tu che pazientemente
sopportavi i miei capricci,
come amerei ancora essere vicino a te,
essere bambino vicino a te!
Donna semplice, donna della rassegnazione, oh
tu, mia madre, io penso a te...

Oh Daman, Daman della grande famiglia
dei fabbri, il mio pensiero si rivolge sempre
a te, il tuo mi accompagna ad ogni passo,
oh Daman, mia madre, come vorrei essere
ancora nel tuo calore, essere bambino
vicino a te...

Donna nera, donna africana, oh
tu, mia madre, grazie. Grazie per tutto ciò
che facesti per me, tuo figlio,
così lontano, così vicino a te!

BARCAROLA da “I racconti di Hoffmann” - Jacques Offenbach

Ed ora un canto pigmeo liberamente tradotto in lingua francese da Leopold Senghor( 1906-2001 ), poeta, scrittore, uomo politico e statista senegalese. In questo canto è espressa la coscienza delle specifiche caratteristiche dello spirito africano, nel caso specifico la simbiosi con la natura- animata e inanimata- in cui vivono.


C A N T O D E L F U O C O
Fuoco che gli uomini contemplano di notte, a notte fonda,
fuoco che bruci e non riscaldi, che brilli e non bruci,
fuoco che voli senza corpo, senza cuore, senza casa né focolare,
fuoco di palme trasparente, un Uomo impavido ti invoca.


Fuoco degli stregoni, dov' è tuo padre? dove tua madre? chi ti ha allevato?
tu sei tuo padre, sei tua madre, tu passi senza lasciar traccia.
Non ti ha generato la legna secca, né ti è figlia la cenere,
tu muori e non muori.
L' anima vagabonda si trasforma in te, e nessuno lo sa...


Fuoco degli stregoni, spirito delle acque profonde, spirito dell' aere su di noi,
folgore che risplendi, lucciola che illumini la savana,
uccello senz' ali, oggetto senza corpo,
Spirito della forza del fuoco,
ascolta la mia voce: un Uomo impavido ti invoca!


BATTI LE MANI


Ed ora torniamo nel mondo delle favole: sono due fiabe africane, sono storie antiche quanto l’Africa raccontate attorno al falò della sera da tempo immemorabile.
Raccontandovi queste fiabe vogliamo condividere la voce del premio nobel per la pace nel 1993 Nelson Mandela che è la voce più rappresentativa dell’Africa che scrive:
“Il mio più profondo desiderio è che in Africa la voce del cantastorie possa non morire mai”


MPIPIDI E L’ALBERO MOTLOPI (I motlopi sono alberi legati alle tradizioni dell’Africa tanto che presso molti popoli è proibito tagliarlo)

C’era una volta un bambino che si chiamava Mpipidi. Viveva in un villaggio lontano, là dove crescono gli alberi motlopi e nella notte ululano gli sciacalli. Mpipidi viveva con i genitori e un fratello più piccolo. Spesso aveva desiderato una sorella, ma questo desiderio segreto non si era mai avverato.
Mpipidi portava al pascolo il bestiame del padre e arrivato nel folto della macchia si arrampicava sul più alto albero motlopi e guardava le bestie. Un giorno Mpipidi sentì un flebile pianto:”Nghee! Nghee!”
Strisciò sotto i fitti rami dell’albero e laggiù, in una cesta trovò una bambina. Il cuore gli battè forte. Prese il latte delle sue provviste e la nutrì.
Dal quel giorno, tutte le mattine, Mpipidi portava con sé del latte di capra per la bambina e del cibo per lui; si avvicinava cautamente all’albero motlopi e cantava dolcemente:

Oh, oh..
Dormi, non piangere
Mpipidi è con te
Oh, oh..
Dormi, ti cullerò
Mpipidi è con te
Ti voglio bene
Sei il mio segreto.

Una vocina rispondeva:”Nghee! Nghee! E Mpipidi sapeva che la bambina era ancora viva, la prendeva in braccio e la nutriva.

La cosa andò avanti finchè la madre capì che Mpipidi aveva un segreto e disse al marito: “Cosa pensi del ragazzo? Perché insiste nel portare le bestie anche quando il tempo è cattivo?”
Allora il padre il mattino seguente lo seguì; vide Mpipidi avvicinarsi cauto all’albero motopli e cantare dolcemente:

Oh, oh..
Dormi, non piangere
Mpipidi è con te
Oh, oh..
Dormi, ti cullerò
Mpipidi è con te
Ti voglio bene
Sei il mio segreto.

Poi vide che Mpipidi prendeva in braccio una bambina e gli dava da mangiare. Dunque era quello il segreto del figlio! Il mattino seguente i genitori di Mpipidi portarono a casa la bambina.
Come al solito, Mpipidi prese le sue provviste e il latte di capra; si avvicinò cautamente all’albero e cantò la sua melodia, ma non sentì alcuna vocina. Mpipidi levò di mezzo i rami, ma la bambina era sparita e quando tornò a casa si sedette triste vicino al fuoco e piangeva.
Allora la madre gli disse:” Mpipidi lo sappiamo che piangi per la bambina che hai nascosto sotto l’albero motopli”.
Mpipidi rimase di stucco e smise di piangere.
“Vieni con me” gli disse le madre e con cautela si avvicinò alla capanna in cui andavano a dormire di notte e sulla porta cantò dolcemente:

oh, oh..
Dormi, non piangere
Mpipidi è con te
Oh, oh..
Dormi, ti cullerò
Mpipidi è con te
Ti voglio bene
Sei il mio segreto.

Allora sentirono la vocina: “Nghee! Nghee!”
Mpipidi prese il biberon e come al solito dette da mangiare alla bambina e così la madre capì quanto il figlio la amasse.
“La chiameremo keneilwe – la tua sorellina” gli disse la madre. Mpipidi le passò la bambina. Egli fu colto da una gioia immensa nel vedere la sorella tra le braccia della madre.
Keneilwe crebbe e diventò una bellissima ragazza e un’amabile sorella. Il suo nome ricordava a tutti la sua inusuale provenienza: keneilwe, “Colei che viene donata”.

SUMMERTIMEGeorge Gershwin

PREGHIERA DI UN BAMBINO ETIOPE O mio Signore,
ho un papà meraviglioso.
Ho una mamma che pensa a me.
Per favore, aiuta tutti i bambini
Che non hanno né padre, né madre.
Ti prego, manda loro almeno
Una persona che li ami.
Grazie.


SWING LOW, SWEET CHARIOTWallace Willis - spiritual

L’Etiopia con il Kenya e la Somalia, sta vivendo la più grave crisi umanitaria degli ultimi 5 anni. Dopo un inaridimento costante e progressivo a causa delle ripetute siccità, nei mesi di ottobre e novembre dello scorso anno, delle precipitazioni insistenti a carattere torrenziale, assolutamente inusuali per la regione, hanno trasformato questa regione in un’area disastrata da alluvioni e inondazioni.
Notevoli i pericoli d’epidemie e malattie infettive; i bambini sono il gruppo più a rischio.
Inoltre i bambini sono più esposti alle malattie opportunistiche, come ad esempio il morbillo, proprio mentre la copertura vaccinale contro tale malattia, spesso fatale in condizioni d’emergenza, risulta- nella regione- del 95% sotto la soglia richiesta.
Bambini e donne indeboliti da malnutrizione e dalle drammatiche condizioni di vita in cui versano gli sfollati sono i più vulnerabili alle infezioni respiratorie acute, alle malattie diarroiche, al colera e alla malaria.
Attenzione particolare necessitano i bambini sfollati, quelli separati dai familiari, i bambini su cui grava il resto della famiglia, i bambini colpiti da traumi provocati dalla perdita di genitori e familiari.
Nelle aree colpite, il traffico di minori resta uno dei rischi principali, insieme al rischio di abusi e violenze a danno delle bambine.



Aprimi fratello - René Philombé
Ho bussato alla tua porta
ho bussato al tuo cuore
per avere un letto
per avere del fuoco
perché mai respingermi?
Aprimi fratello!
Perché domandarmi
se sono dell’Africa
se sono dell’America
se sono dell’Asia
se sono dell’Europa?
Aprimi fratello!
Perché domandarmi
quant’è lungo il mio naso
quant’è spessa la mia bocca
di che colore ho la pelle
che nome hanno i miei dèi?
Aprimi fratello!
Io non sono nero
io non sono rosso
io non sono giallo
io non sono bianco
non sono altro che un uomo.
Aprimi fratello!
Aprimi la porta
aprimi il tuo cuore
perché sono un uomo
l’uomo di tutti i tempi
l’uomo di tutti i cieli
l’uomo che ti somiglia!
"E il Verbo si fece carne
e dimorò in mezzo a noi

TEMA DI LEONETTAAngelo Branduardi

Il meglio di teMadre Teresa di Calcutta

L’uomo è irragionevole,
illogico, egocentrico:
non importa, amalo
Se fai il bene,
diranno che lo fai
per secondi fini egoistici:
non importa, fa’ il bene.
Se realizzi i tuoi obiettivi,
incontrerai chi ti ostacola:
non importa, realizzali.
Il bene che fai
forse domani verrà dimenticato:
non importa, fa’ il bene.
L’onestà e la sincerità
ti rendono vulnerabile:
non importa, sii onesto e sincero
Quello che hai costruito
può essere distrutto:
non importa, costruisci.
La gente che hai aiutato,
forse non te ne sarà grata:
non importa, aiutala.
Dà al mondo il meglio di te,
e forse sarai preso a pedate:
non importa, dà il meglio di te.


DANZE ROKOKO

La voce della fede è un grido d’aiuto nel deserto della disperazione e una luce di conforto.


IO CERCO UN PITTORE - Albert Abble
(poeta cattolico africano)

Io cerco un pittore della mia terra
che mi faccia una Madonna nera,
una Madonna con una bella veste
come la portano le nostre mamme.

Vedi, o Madre,
i Gialli ti hanno imprestato
il loro giallo colore.
I Rossi ti hanno fatta
simile alle loro donne.
I Bianchi ti hanno dipinta
come una fanciulla del Nord,
e tu rifiuterai
di prendere il nostro colore?
Dopo la tua Assunzione,
dopo il tuo giorno di gloria
in cui sei stata trionfalmente
rapita in cielo,
tu non hai più colore.

O piuttosto tu hai tutti i colori; sei gialla per i Gialli,
sei rossa per i Rossi, sei bianca per i Bianchi,
sei nera per i Neri, come una Madre che abbia svariati
figli di diverso colore ma che si ritrova in ciascuno di loro.

Non è forse vero o Madre,
che sei la Madre anche dei Neri,
una Madre nera che portò il piccolo Gesù sulle spalle?
Una Madonna con una bella veste
come la portano le nostre mamme.

Io cerco un pittore della mia terra
Che mi faccia una Madonna nera.


AVE MARIA - Caccini

S’avvicina il santo Natale ed ecco degli spiritual pieni di gioia e speranza

ALL NIGHY, ALL DAY (Spiritual)
GO, TELL IT ON THE MOUNTAIN

Siamo giunti al termine del nostro percorso e vi lasciamo con delle brevi riflessioni che ci possano ricordare che c’è tantissimo da fare e c’è un immenso bisogno di aiuto.
E l’aiuto dato ai bambini bisognosi non fa bene solo a chi soffre, ma è anche un benessere per tutta la comunità. Non ci illudiamo di cambiare il mondo ma siamo certi di poterlo migliorare.
Ciascuno di noi può farlo: basta un piccolo gesto per alleviare le sofferenze di un bambino malato, di uno che non ha nulla da mangiare, di un altro che sta morendo di sete.
Fare qualcosa di concreto per chi non ha nulla deve diventare un obiettivo per tutti collaborando con la nostra associazione. Ogni giorno un piccolo passo, una goccia in mare di dolore è qualcosa, è sempre meglio di nulla.

Io ti chiedo di vivere non di quello che ricevi, ma di quello che dai, perché questo ti accresce.
Noi scopriamo, con sorpresa, che ci sono condizioni misteriose che ci fertilizzano.
Legati agli altri da un fine comune che sta al di fuori di noi, soltanto allora respiriamo.
Noi, figli dell’era della comodità proviamo un inspiegabile piacere a condividere i nostri ultimi viveri nel deserto.
A quelli tra noi che hanno conosciuto la grande gioia dei soccorsi nel Sahara, ogni altro piacere è parso inutile.
Antoine de Saint-Exupèry


Credo che non ci sia disumanità più abominevole di chi riesce a costituirsi una garitta di benessere, a due passi di creature, da milioni di creature che muoiono per lui.

Sono fratello di tutti: il fratello che ha bisogno di tutti, che tende la mano a tutti.
Primo Mazzolari
“Tutte le mattine, in Africa, una gazzella si sveglia. Sa che dovrà correre più veloce del leone per non essere divorata. Tutte le mattine, in Africa, un leone si sveglia. Sa che dovrà correre più veloce della gazzella per non morire di fame. Quando il sole nasce, non importa se sei un leone o una gazzella: è meglio che cominci a correre”.

VALZER - Johannes Brahms
DOLCE E’ SENTIRE

BIS
E QUANDO IN CIEL POESIA

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Maria Arcuri soprano
Francesco Nizzolini flauto traverso
Rinaldo Enargelico chitarra classica
Ettore Bardelli pianoforte
Roberto Barra voce recitante

Coordinamento di:
Alessandra Lazzari
Erminio Valerio Pizzinato