COMITATO Ar.Pi.Ca. – AROLO


in collaborazione con

ASSESSORATO ALLA CULTURA LEGGIUNO



Presentano:





eseguito da



Domenica 1 giugno 2008 – ore 17.30
Cortile Casa Parrocchiale – Via S. Carlo - Arolo




Abbiamo intitolato “Rime e ritmi sulle rive del lago” l’incontro di questo pomeriggio perché ci è piaciuta l’idea di proporre una serie di ritmi che hanno costruito la storia della musica e della danza classica nel corso dei secoli.

Partiremo dal castello medioevale, visiteremo la corte rinascimentale e barocca ascoltando quali note o versi risuonavano in quelle immense e suggestive stanze.

Dalla corte ci sposteremo al salotto romantico luogo di frasi sussurrate, sospiri, sguardi, dinieghi, fino a giungere al secolo appena terminato con arie e poesie di immediata godibilità.

I testi poetici commenteranno via via i brani musicali; alcuni hanno carattere brioso, ironico, altri sono più lirici ed intensi.

Il programma che stiamo per presentare porta delle variazioni rispetto all’originale in quanto, per problemi tecnici, il concerto non si tiene nel giardino della casa parrocchiale come previsto inizialmente.


Iniziamo dunque il percorso poetico-musicale con 3 danze medioevali, una strumentale - un tipico SALTARELLO - Danza medioevale italiana e due cantate –di origine francese- dal titolo
A L’ENTREE DU TEMPS CLAIRE e LE TOURMOIEMENT DES DAMES.

Le danze saranno inframezzate dalla lettura di un famoso Carmina Burana “In taberna quando sumus”



Il testo che sto per presentarvi, fa parte di una raccolta di componimenti poetici del XIII secolo, i CARMINA BURANA, contenuti in un importante manoscritto proveniente da un convento in Baviera.
I Carmina Burana, una “filosofia nella quale si fondono morale, satira, inni all’amore, al vino, all’allegria.


Quando siamo in osteria
Non ci preoccupiamo di dover morire,
ma ci lanciamo in quel gioco
per il quale sempre ci diamo da fare.
Che cosa si faccia in osteria
Dove il denaro ci offre da bere,
questo val la pena sapere:
ascoltate quello che sto per dirvi!


Alcuni giocano a dadi, altri bevono,
altri vivono dissolutamente;
e di quelli che indugiano a giocare
alcuni vengono spennati,
altri si arricchiscono,
altri devono vestirsi di sacchi.
Qui nessuno teme la morte,
ma in nome di Bacco si gioca a dadi.
Innanzitutto si beve per chi paga il conto
Poi bevono gli smodati,
una volta per quelli finiti in prigione,
tre volte per tutti i viventi,
quattro per tutti i cristiani,
cinque per i fedeli defunti,
sei per le suore frivole,
sette per i briganti.


Otto per i frati corrotti,
nove per i monaci sbandati,
dieci per i marinai,
undici per quelli che litigano,
dodici per quelli che fanno penitenza,
tredici per quelli che soffrono.
Sia per il papa che per il re,
tutti bevono senza moderazione!

Beve la signora, beve il signore,
beve il soldato, beve il prete,
beve quello, beve quella,
beve il servo con l’ancella,
beve l’operoso, beve il pigro,
beve il biondo, beve il bruno,
beve il perseverante, beve l’incostante,
beve il briccone, beve il saggio.

Bevono il povero e l’ammalato,
bevono l’esule e lo sconosciuto,
beve il ragazzo e beve il vecchio,
bevono il vescovo e il decano,
beve la sorella, beve il fratello,
beve la nonna, beve la madre,
beve questa, beve quello,
bevono in cento, bevono in mille.
Ben poco durano seicento denari
Quando tutti bevono
Smoderatamente senza fermarsi,
sebbene si beva con animo lieto
tutti sparlano di noi
e così noi diventeremo poveri.
Ma chi sparla di noi vada in malora
E non venga annoverato fra i giusti!

A L’ENTREE DU TEMPS CLAIRE

LE TOURNOIEMENT DES DAMES


“L’amore richiede prove impossibili, ma nulla di più di quanto chiede ogni cuore. L’amore non è razionalità, tutto è possibile, anche l’impossibile.”
Ecco il messaggio che un romantico trovatore medioevale lanciava alla sua amata affinché potesse nascere tra loro un “vero amore” dopo un distacco e dopo aver superato una serie di prove impossibili.
I versi sono inframezzati da un inciso che richiama le erbe: il prezzemolo, la salvia, il rosmarino e il timo e secondo il valore che veniva associato ad esse nel medioevo l’innamorato invita la sua donna a scacciare l’amarezza col prezzemolo, con la salvia acquistare la forza di sopportare la separazione, dal rosmarino prende la fedeltà di aspettarlo e dal timo il coraggio di affrontare le prove impossibili per arrivare o tornare a lui.
Ma perché questa storia d’amore fa riferimento ad una fiera, quella appunto di SCARBOROUGH dal quale trae il titolo la ballata medioevale che stiamo per presentarvi ?
Perché a quell’epoca le comunicazioni erano scarse, non come oggigiorno, e quindi il trovatore, in quel momento lontano, probabilmente mandava il suo messaggio d’amore ad un commerciante che si stava recando alla fiera dove avrebbe incontrato la sua amata.


SCARBOROUGH FAIR LYRICS - Ballata medioevale tradizionale inglese

I° LIBRO DEI BALLI - Giorgio Mainerio (XVI sec.)

“Trionfo di Bacco e Arianna” - (canto carnascialesco) - Lorenzo de’ Medici

Quant'è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Quest'è Bacco ed Arïanna,
belli, e l'un de l'altro ardenti:
perché 'l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe ed altre genti
sono allegre tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati
ballon, salton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia
di doman non c'è certezza.
Queste ninfe hanno anco caro
da lor essere ingannate:
non può fare a Amor riparo,
se non gente rozze e ingrate:
ora insieme mescolate
suonon salton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Questa soma, che vien drieto
sopra l'asino, è Sileno:
così vecchio è ebbro e lieto,
già di carne e d'anni pieno;
se non può star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Mida vien dopo a costoro:
ciò che tocca, oro diventa.
E che giova aver tesoro,
s'altro poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi siàn, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi;
ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Donne e giovinetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Ciò ch'a esser convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza


SALTERELLO da “Sei pezzi rinascimentali” - Vincenzo Galilei


Gli strumentisti eseguiranno ora il brano GREENLEAVES TO A GROUND: variazioni sopra un tema popolare (XVII sec.)

La leggenda narra che a comporre il brano fosse Enrico VIII d’Inghilterra per la sua futura sposa Anna Bolena che pare avesse una malformazione ad una mano e ciò la costringesse a coprirla con delle lunghe maniche (di qui potrebbe derivare il titolo “Maniche verdi”. In realtà è più probabile che l’anonimo autore fosse un amante tradito da una donna di facili costumi per la quale scrisse questa melodia.



“Come cibo sei per me” - William Shakespeare

Tu sei per i miei pensieri come il cibo per la vita,
e come per la terra le dolci piogge di primavera,
e per amor tuo sostengo una lotta
come l’avaro con le sue ricchezze:
ora orgoglioso possessore, e quindi
affranto che tutti i tempi ladri gli rubino il suo tesoro;
ora contando solo di stare con te e ora preferendo
che anche altri partecipino delle mie conquiste;
qualche volta deliziato della tua vista,
e poco dopo affamato di un tuo sguardo;
non possedendo né cercando altra gioia
che quella che tu dai o che da te io spero.
E così, giorno dopo giorno, languisco e sono sazio,
di tutto disponendo e tutto desiderando.


ROMEO E GIULIETTA (tema dalla colonna sonora dell’omonimo film)

DANZE ROKOKÒ: Allegro, op. 143 - Ferdinando Carulli


“La musica quando...” - Percy Bysshe Shelley

La musica, quando
voci lievi svaniscono, vibra
nella memoria.
I profumi, quando
le dolci viole appassiscono,
vivono dentro i sensi che ridestano.
Quando la rosa è morta, i petali di rosa
sono raccolti sul letto dell'amata;
quando te ne sarai andata,
con il pensiero di te anche l'Amore
si addormenterà.


“Senza te” - John Keats

Non posso esistere senza di te.
Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
la mia vita sembra che si arresti lì, non vedo più avanti.
Mi hai assorbito.
In questo momento ho la sensazione
come di dissolvermi:
sarei estremamente triste
senza la speranza di rivederti presto.
Avrei paura a staccarmi da te.
Mi hai rapito via l'anima con un potere
cui non posso resistere;
eppure potei resistere finché non ti vidi;
e anche dopo averti veduta
mi sforzai spesso di ragionare
contro le ragioni del mio amore.
Ora non ne sono più capace.
Sarebbe una pena troppo grande.
Il mio amore è egoista.
Non posso respirare senza di te.


BARCAROLA da “I racconti di Hoffmann” - Jacques Offenbach

TRISH TRASH POLKA - Richard Strauss


“Grande valse” - Hermann Hesse

Una sala al lume di candela
suono di speroni ed oro di alamari,
il sangue canta nelle mie vene.
Ragazza, dammi il boccale!
Ed ora al ballo! Si scatena il walzer;
riscaldato dal vino il mio impeto
arde di ogni piacere non goduto.

Davanti alla finestra nitrisce il mio cavallo.

E davanti alla finestra la notte avvolge
il campo buio. Il vento porta
da lontano il rombo dei cannoni.
Ancora un’ora prima della battaglia!
- Danza più veloce, bellezza mia; il tempo passa,
la tempesta culla i giunchi che saranno
il mio letto la prossima notte.

Forse il mio letto di morte – Avanti la musica!
A sorsi avidi ingurgita il mio sguardo
la giovane, bella rossa vita,
e beve e mai si sazia della sua luce.

Ancora un ballo! Come svanisce in fretta,
al lume di candela il suono e la voluttà.
La luna intesse mesta la sua corona di morte e orrore.
- Avanti musica! – la casa è scossa dal ballo,
la mia spada freme appesa alla colonna. –

Davanti alla finestra nitrisce il mio cavallo.
Avanti musica! Ed ora al ballo! Si scatena il valzer.


ONDE DEL DANUBIO - Jon Jvanovici

Il gruppo esegue ora la DANZA UNGHERESE N. 5 di BRAMHS. L’incontro giovanile con genti, culture e musiche eterogenee è probabilmente la fonte delle sue prime ispirazioni etnomusicali. Bramhs iniziò la composizione delle danze ungheresi per puro diletto. Nella partitura originale le danze venivano qualificate come ungheresi perché in quel tempo il folclore magiaro era del tutto sconosciuto e confuso con la musica zigana che quel popolo nomade aveva diffuso. Le danze ungheresi sono infatti impregnate del ritmo e delle melodie zigane senza il virtuosismo che veniva inserito ed inventato dagli esecutori. Solo nel XX secolo le ricerche musicali chiarirono l'equivoco e riportarono alla luce le musiche ungheresi. Quindi possiamo parlare di adattamenti dell'autore di musiche zigane che, eliminandone le parti virtuosistiche, ne recupera la parte ritmica e melodica originaria. Come le altre danze – in tutto 21-, anche la n. 5 ha una scrittura brillante, alternando, con un gioco di contrasti accattivante, sezioni vivaci a altre più tranquille, sulla traccia di invenzioni melodiche dalla personalità inconfondibile, che restituiscono il folclore in termini nobilitanti, pur senza snaturarlo.

DANZA UNGHERESE N. 5 - Johannes Brahms


Idilio - Vincenzo Cardarelli

Per una stradetta ombreggiata
fra due muri di pietre rugginose
da cui spuntavano pampini
soleggiati,
vidi un giorno, in Liguria,
(oh incontro inatteso!)
una giovane contadina
ritta sul limite del suo vigneto.
Era la via romita,
l'ora estuosa.
Mi guardò, mi sorrise,
la villanella.
Ed io le dissi, accostandomi,
parole che udivo salire
dal sangue,
da tutto il mio essere, in lode
di sua bellezza.
Sotto il rossore del volto imperlato
dall'interrotta fatica
la bocca sua rideva luminosa.
Era scalza. Una scaglia
d'argilla dorata
rivestiva i suoi piedi usi ai diurni
lavacri della fonte.
Gli occhi, infocati e lustri,
di gioventù brillavano,
solare e profonda.
E dietro a lei, così terrosa e splendida,
l'ombre cognite e fide
della domestica vite
parevan vigilarla.
Tutto era pace intorno
e silenzio agreste.


ROMANZA DELLA VILJA - da “La vedova allegra” – Franz Lehar

Lascia che il mio amore Rabindranath Tagore

Lascia che il tuo amore suoni la mia voce
E si posi sul mio silenzio.
Lascialo entrare, attraverso il mio cuore, in tutti i miei movimenti.
Fa brillare il tuo amore come stelle
Nell’oscurità del mio sonno
E fallo albeggiare al mio risveglio.
Fallo bruciare nel fuoco dei miei desideri,
e scorrere in tutte le correnti del mio amore.
Lasciami portare il tuo amore nella mia vita
Come l’arpa porta la sua musica,
e lascia che io te lo ritorni
alla fine assieme alla mia vita.


Siamo ormai arrivati alla tappa finale del nostro viaggio poetico-musicale.
Il soprano eseguirà SUMMERTIME, un'aria composta da George Gershwin per l’operetta Porgy and Bess ambientata negli anni '30 nella Carolina del Sud, dove, in pieno periodo di crisi economica americana, le persone di colore sono le prime vittime della povertà. Gershwin volle creare uno spiritual nello stile della musica folk afroamericana del periodo. Quest’aria è stata interpretata da un gran numero di artisti. Un gruppo internazionale di collezionisti, chiamato "The Summertime Connection", sostiene di aver recensito circa 10.000 registrazioni differenti (al 27 marzo 2008) e 22.000 esibizioni pubbliche. Summertime fu scritta in inglese, ma è stata tradotta ed eseguita in molte lingue, tra cui anche l'italiano.


Gli strumentisti vi saluteranno invece con il brano TRAMONTO SULLA LAGUNA, uno dei più conosciuti del gruppo Rondò Veneziano, un ensamble italiano che raggiunse il successo negli anni ‘80 e che proponevano un repertorio classico rivisitato in versione moderna.

Grazie per la cortese attenzione e buona serata.



SUMMERTIME George Gershwin

TRAMONTO SULLA LAGUNARondò veneziano






Maria Arcuri soprano
Francesco Nizzolini flauto traverso
Rinaldo Enargelico chitarra classica
Ettore Bardelli pianoforte
Roberto Barra voce recitante

Coordinamento di:
Alessandra Lazzari
Erminio Valerio Pizzinato